Carta, fibra tessile e bioplastica. Questi sono solo tre dei materiali fondamentali che la diffusione della canapa come coltura industriale potrebbe riportare a una reale e concreta sostenibilità, oltre alle numerose declinazioni alimentari, mediche e cosmetiche. Centinaia di ricerche accademiche e istituzionali continuano a ricordarci come questa pianta possa davvero rappresentare un grande e utile strumento per la necessaria transizione ecologica, e noi di Jungle a questo ci crediamo abbastanza da aver iniziato a coltivarla
Siamo partiti dalle infiorescenze, e siamo diretti lontano. Il nostro obiettivo è infatti quello, stagione dopo stagione, di reinvestire tutti i proventi nello sviluppo di un progetto che riporti la canapa nelle nostre vite e nelle nostre cose, a partire dai tessuti e dalla carta. Per poterle lavorare, stiamo sviluppando un primo prototipo di stigliatrice medio-piccola – la macchina che separa il tiglio (la parte fibrosa) dal canapulo (la parte legnosa) – che useremo per le prime lavorazioni sperimentali. Stiamo inoltre trasferendo la nostra produzione in un piccolo appezzamento sull’Appennino parmense, dove la maggior estensione del terreno e una migliore granulometria ci permetteranno di lavorare direttamente su suolo e in regime biologico al 100%, proseguendo nella selezione varietale e avviando la prima produzione di steli per l’industria tessile e cartaria.
Sulla canapa abbiamo davvero deciso di scommetterci: il nostro tempo, le nostre risorse e la nostra energia. Perché vogliamo che la nostra filosofia si possa toccare, e che un rinnovato incontro fra uomo e natura sia l’orizzonte del nostro futuro.
Leonardo Dal Pont - Founder Jungle